DI GIUSEPPE STORTI
Il nucleo più antico del palazzo risale al 1400, ma l’attuale aspetto e la dimensione si ascrive al seicento quando, dopo la rivolta di Masaniello, molti nobili napoletani ritennero opportuno disporre di una confortevole dimora nelle vicinanze della città, ma abbastanza lontano dai disordini. La struttura architettonica era quella tipica delle case patrizie di campagna: un grande cortile quadrato circondato da camere al pianterreno ed al primo piano, e alle spalle del lato frontale, un giardino, secondo l’uso spagnolo. Nel settecento il perimetro esterno fu decorato secondo la moda tardo barocca, ed all’interno le sale di rappresentanza furono arredate con stucchi ed affreschi(andati poi persi nel tempo a causa dell’umidità del tufo). A fine ottocento il palazzo assunse una diversa importanza: fu utilizzato infatti come sede politica da Marco Rocco senior ed anzi, Luigi Sturzo qui riunì i deputati cattolici per fondare il Partito Popolare Italiano. Durante il Fascismo il palazzo fu trascurato e negletto dalla famiglia Rocco che era notoriamente antifascista ma tornò al centro della vita politica dopo la caduta di Mussolini, quando si organizzarono le forze del Comitato di liberazione nazionale. Negli anni sessanta, vari lavori di restauro furono intrapresi da Marco Rocco senior che durante la sua vita ha privilegiato piuttosto la cultura e l’arte, ospitando nel palazzo di famiglia personalità straniere quali docenti delle Università di Harward e di Berkeley, il premio Nobel Salvatore Quasimodo, il grande Totò, l’ispanista Felix Murga, i pittori De Chirico e suo fratello Alberto Savinio, Edoardo De Filippo e l’attrice Marta Abba.
FONTE: SCRITTO AUTOGRAFO DEL PRESIDE MICHEL STORTI